venerdì 9 ottobre 2009
CAMILLO DAY
1. 2 luglio 1974 TORRE Pitagora
2. 16 agosto 1974 TORRE Orbello
3. 17 agosto 1975 LUPA Sibilla Cumana
4. 2 luglio 1976 TORRE Sirena
5. 2 luglio 1977 AQUILA Rimini
6. 16 agosto 1977 AQUILA Panezio
7. 4 luglio 1979 TORRE Zirbo
8. 16 agosto 1979 TORRE Uana
9. 2 luglio 1980 TORRE Ariana de Santana
10. 17 agosto 1980 TORRE Zalia
11. 7 settembre 1980 TARTUCA Zinghera de Codinas
12. 16 agosto 1981 TARTUCA Bramante
13. 2 luglio 1982 TARTUCA Baiardo
14. 16 agosto 1982 SELVA Ascaro
15. 2 luglio 1984 CIVETTA Sharon
16. 16 agosto 1984 CIVETTA Chela
17. 2 luglio 1985 PANTERA Ciriaco
18. 2 luglio 1987 AQUILA Sigfrido
venerdì 2 ottobre 2009
FESTA DELL'UVA 2009
Sabato 3 ottobre nelle strade del rione ci sarà la "Festa dell'Uva" organizzata delle Donne della Torre. La Festa inizierà alle 18:00 e come sempre ci sarà da mangiare bene e soprattutto scorreranno fiumi di vino, si potrà giocare e ci sarà musica per ballare.
mercoledì 30 settembre 2009
Primo Torneo di Golf "Il Fazzoletto"
martedì 29 settembre 2009
Il sogno del Medioevo
Si tratta di un importante recupero di testimonianze che riguardano sia il Palio che le diciassette comunità cittadine. Le bandiere esposte presentano interessanti elementi iconografici sia nel disegno che nella foggia. Il minuzioso e accurato restauro, diretto da Mary Westerman Bulgarella, è durato oltre tre anni ed è stato sostenuto dalla Fondazione Monte dei Paschi.
Le bandiere sono parte dalla collezione di Frederick Stibbert che il 20 aprile 1884 acquistò dal negoziante Gaetano Basetti diciassette “stendardi in seta”. Dodici vennero sistemate al centro del soffitto di una sala della villa denominata “delle bandiere”. Si trattava di quelle delle contrade della Civetta, del Drago, della Giraffa, dell’Istrice, del Leocorno, della Lupa, del Nicchio, dell’Oca, dell’Onda, della Pantera, della Tartuca e del Valdimontone. Nonostante le accurate ricerche effettuate nel museo Stibbert non sono state ancora rintracciate quelle dell’Aquila, del Bruco, della Chiocciola, della Selva e della Torre.
Alcune recano la data di esecuzione come quelle della Pantera (1826), della Giraffa (1828) e dell’Oca (1859), oltre alle iniziali o i nomi degli autori. Ad esempio, quella della Giraffa reca la firma “Maria Bartoli cucì”.
Le bandiere originali sono state sostituite nella sala del museo con fedeli riproduzioni in seta, realizzate da una ditta specializzata olandese, e adesso potranno finalmente essere ammirate da senesi e visitatori come una sorta di anticipazione del futuro museo del Palio.
Sempre al Santa Maria della Scala, nella suggestiva atmosfera del Chiasso di Sant’Ansano, continua l’esposizione dei carrocci del Corteo storico del Palio. In particolare è possibile ammirare quello progettato nel 1928 dal pittore Ricciardo Meacci, una sorta di carro di trionfo arricchito da cinque pannelli laterali sui quali il celebre “pittore di quadri antichi” Icilio Federigo Ioni dipinse le diciassette Contrade attraverso graziose allegorie degne di un miniatore antico.
E’ inoltre esposto un carroccio della metà dell’Ottocento, sulla quale è stata tra l’altro posta la riproduzione dello stendardo di Monteaperti, nel quale oltre alla Vergine recava la scritta “SENA VETUS CIVITAS VIRGINIS, ALPHA ET OMEGA, PRINCIPIUM ET FINIS”. Per secoli il grande stendardo di seta bianca era stato conservato al Santa Maria della Scala, ma fu trafugato nella seconda metà del Settecento.
lunedì 28 settembre 2009
Il sogno del Medioevo
Mauro Civai, direttore del Museo Civico e curatore della mostra, illustrerà la visita. Ritrovo ore 17.50 in Piazza della Selva.
La visita è gratuita, segnarsi in Società.
Per informazioni contattare Monica Guazzi.
giovedì 17 settembre 2009
Lavori in corso
mercoledì 16 settembre 2009
martedì 15 settembre 2009
La Luna e il buio, il sole e la torre
Il sole attende dietro una striscia di terra, poco prima aveva infiammato il cielo e la terra. A vedere tutto questo buio chi l’avrebbe mai detto che fino a poco fa la terra era in fiamme? Come un sogno ardente portato da Morfeo, come un soffio di vento caldo, come un abbraccio nel pianto. Cammini nell’unica striscia che rimane, mentre il sole muore. Nuoti nell’ultimo raggio tiepido che dipinge con due pennellate il tetto del mondo, due pennellate veloci di rosso o di lilla. Io l’ho visto dal mare, immerso nell’acqua, abbracciato ad un sogno. Alle mie spalle c’era il buio e la luna, davanti a me la torre ed il sole che salutava ogni essere vivente con ghirigori nel cielo. Dopo aver divampato, brillato, bruciato eccolo spegnersi lentamente, con regalità ed eleganza lasciando spazio al buio lasciando spazio ai pensieri. Snidati nell’animo, svegliati dalle stelle eccoli emergere come piccole lucciole. I pensieri fanno casa nella notte, squarciano il buio perché conoscono i nomi delle stelle. Piano vi si aggrappano e costruiscono castelli di carte con cui poi il mattino giocherà ridendo, le disfarrà e riordinerà il mazzo. Il mare suona la sua melodia, la risacca conta i passi del cuore e la mente fatica a stargli dietro. Che peso hanno gli incubi? Scarabocchi su una lavagna magica che sempre il sole cancellerà, domani non ne avrai più traccia. Compro un sogno e lo metto tra scontrini scoloriti nel portafogli, lo compro di notte ma questa volta il giorno complice lo completerà con dettagli di fuoco. Imprimerà i suoi raggi sulle mille strade ed i volti, colorerà le case ed i boschi e forse domani potrò sentirne perfino il sapore. Due note sul pianoforte, compongono una melodia. Da una parte la luna ed il buio dall’altra il sole e la torre. Guardo queste piccole mani, due lacrime mi rigano il volto stanco, per il lavoro e per la gioia. Nessuna strada è facile, che sia la luna ad illuminare i miei passi o che sia infuocata dai dardi dell’astro più luminoso. Nessuna strada è troppo difficile, in salita, scoscesa se ho la luna sul mio collo ed il sole in un altro. Come il sole e come la luna inizio il mio viaggio ogni notte, ricomincio da qui, tutte le notti uguale tutte le notti diverso. Il sole attende dietro un pezzo di terra, poco prima aveva infiammato il cielo e la terra. Mi alzo da terra, mi tolgo la polvere dai pantaloni e riparto. Non c’è requie per la fantasia, non c’è strada finita per la vita, non c’è morte per i sogni.
giovedì 10 settembre 2009
Festa dei Tabernacoli
sabato 5 settembre 2009
La Città dei Racconti
venerdì 4 settembre 2009
MA PRATO NON FU SEMPRE GUELFA!
Il fattore determinante che faceva di Prato una città guelfa va ricercato nell'importanza che assai per tempo assunsero nella vita cittadina le classi popolari, naturalmente ostili all'Impero ed ai magnati che da quello ritraevano autorità e sostegno. Già nel 1193 al regime aristocratico dei consoli si era sostituito quello podestarile: ma il governo cittadino doveva ancora più democratizzarsi per una costante spinta dal basso di nuove forze sociali. Mentre vivaci fermenti agitavano la società pratese, che dalla fine del XII secolo alla metà del '200 fu tra le più pronte ad accogliere, elaborare e diffondere idee innovatrici spinte fino alla negazione di ogni struttura statale, la classe artigiana organizzata come un vero Stato nello Stato - economicamente nelle Arti, militarmente nelle Società del Popolo - riusciva nel 1240 ad affermare il proprio potere in opposizione alla Società dei Militi che riuniva il patriziato ed alle Arti maggiori dei mercanti e dei giudici, anticipando di anni quell'evoluzione che doveva poi verificarsi anche in altre città. Istituzionalizzato con la creazione della magistratura del Capitano del Popolo, tale ordinamento, pur lasciando ai margini altri strati sociali (peraltro in parte rappresentati dal Consiglio Generale), costituì un sistema dei più avanzati fra quanti mai reggessero una città-stato medievale, assicurando al governo una base popolare insolitamente ampia per l'epoca.
Nell'ultima delle parentesi di predominio ghibellino che dicevamo (1239-1250), Prato tornò ad essere sede del vicariato imperiale per la Toscana, con Pandolfo di Fasanella e Federico di Antiochia, figlio dell'imperatore Federico II di Svevia e appunto vicario con titolo regale per l'intera regione (nel 1241 sarà in città anche Enzo re di Sardegna, altro figlio di Federico II). Certo per volontà del padre il d'Antiochia ingrandisce e trasforma l'antico fortilizio al centro di Prato, per farne sostegno del potere ghibellino, presidio della via fra Germania e regno siculo-napoletano, infine simbolo della maestà dell'Impero: nasce così (ma non sarà terminato per la morte nel 1250 dell'imperatore e il rapido mutare delle sorti politiche) uno dei più splendidi esempi di architettura sveva, frutto di quella cultura federiciana che era nutrita di apporti classici, nordici e saraceni.
Nel 1249, dal castello pratese in costruzione, il d'Antiochia guida alla presa della guelfa Firenze i suoi cavalieri germanici rafforzati da milizie pratesi e da fuorusciti ghibellini toscani: dopo tre giorni di assedio Firenze cede il 2 febbraio ed i guelfi fiorentini sono in fuga. Il d'Antiochia li caccia anche per le campagne e conquista pure Capraia sull'Arno dove una parte di essi si era rifugiata, presso un ramo degli Alberti di Prato passati (fatto singolare) a Parte Guelfa. La spedizione del '49 entrerà probabilmente nel DNA storico dei fiorentini, che vedranno a lungo Prato come una minaccia e cercheranno di ottenere il presidio del temibile castello pratese."
4 SETTEMBRE 1260
Per meglio motivare i cavalieri tedeschi, fu deliberato di corrispondergli una doppia paga grazie ai fondi forniti da Salimbene de' Salimbeni (la cui famiglia fonderà nel 1472 la banca Monte dei Paschi). Le cronache indicano in trentamila fanti e tremila cavalieri le forze della lega guelfa.
Le forze ghibelline ammontavano a ventimila unità, composte da ottomila fanti senesi, tremila pisani e duemila fanti di re Manfredi. A loro, si aggiungevano i fuorusciti fiorentini, i cortonesi, i ternani, i santafioresi ed i bonizzesi - nonostante in quel momento Poggiobonizio (la futura "Poggibonsi") fosse occupato dai fiorentini - e i cavalieri tedeschi.
Nello stesso giorno, la città, in solenne processione guidata da Buonaguida Lucari, fu dedicata alla Madonna in cambio della sua protezione durante la battaglia. A quel tempo, nella Cattedrale di Siena era conservata sull'altare maggiore la Madonna dagli Occhi Grossi, attualmente esposta presso il Museo dell'Opera del Duomo a Siena.
Il 3 settembre l'esercito senese-ghibellino guidato da Provenzano Salvani uscì da Porta Pispini, diretto al Poggio delle Ropole (l'odierno paese di Taverne d'Arbia), in prossimità dell'accampamento guelfo, che si era spostato nel frattempo sul Poggio delle Cortine da dove poteva controllare i movimenti dei ghibellini. Una leggenda narra che i senesi fecero sfilare il proprio esercito per tre volte davanti all'esercito guelfo, cambiando ogni volta i vestiti con i colori dei terzi di Siena cercando di far credere che le proprie forze fossero tre volte più numerose di quello che fossero in realtà.
La mattina del 4 settembre l'esercito ghibellino, superato il fiume Arbia, si prepara alla battaglia. Era formato da quattro divisioni, che si posizionarono sul campo di battaglia così da tentare una manovra d'accerchiamento.
La prima divisione, guidata dal conte d'Arras, doveva attaccare i guelfi alle spalle al grido d'invocazione di San Giorgio. La seconda, guidata dal conte Giordano d'Anglano, e la terza, guidata da Aldobrandino Aldobrandeschi di Santa Fiora, dovevano impegnare frontalmente l'esercito guelfo, nonostante il sole contrario e la pendenza del terreno. La quarta, comandata da Niccolò da Bigozzi, era posta a guardia del carroccio senese.
Un'altra delle leggende relative alla battaglia, ricorda la figura del cavaliere tedesco Gualtieri d'Astimbergh il quale, avendo il privilegio di attaccare per primo, dopo essersi avvicinato lentamente ai nemici, caricò lancia in resta il capitano dei lucchesi che fu trapassato da parte a parte. Dopo aver recuperato la lancia, uccise altri due cavalieri e poi, persa l'arma, si fece largo tra i nemici con la spada. Nelle prime fasi della battaglia, non solo i fanti guelfi ressero ai primi attacchi dei ghibellini, ma contrattaccarono a loro volta. Questo spinse la quarta divisione di Niccolò da Bigozzi a contravvenire agli ordini e intervenire lasciando la difesa del carroccio senese.
Dopo alterne fasi della battaglia, verso il pomeriggio partì un contrattacco dei ghibellino-senesi.
È in questa fase che si verificò l'episodio di Bocca degli Abati. Questi, seppure al fianco dei guelfi fiorentini a causa di complicati interessi e alleanze, era in realtà di parte ghibellina. Alla vista del contrattacco senese, Bocca si avvicinò al portastendardo fiorentino Jacopo de' Pazzi e gli tranciò di netto la mano che reggeva l'insegna. Questo causò un notevole sconcerto tra le file guelfe. Su quanto questo episodio sia stato importante per l'esito della battaglia, ci sono da secoli opinioni controverse.
Oltre a questo episodio, in questa fase dalle file ghibelline si alzò l'invocazione a San Giorgio, segnale per la prima divisione, quella del conte d'Arras, che attaccò i fiorentini alle spalle. Il conte stesso uccise il comandante generale dei fiorentini Iacopino Rangoni da Modena. È a questo l'inizio della rotta dei guelfo-fiorentini. I ghibellini si lanciarono all'inseguimento e iniziarono "lo strazio e 'l grande scempio che fece l'Arbia colorata in rosso" (Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto X, 85) durato fino all'arrivo della notte. Si calcola che le perdite siano ammontate a diecimila morti e quindicimila prigionieri in campo guelfo, di cui 2500 e 1500 fiorentini, e 600 morti e 400 feriti in campo ghibellino.
Solo al calare della notte i comandanti ghibellini diedero l'ordine di salvare la vita di chi si fosse arreso, uccidendo comunque tutti i fiorentini che fossero stati catturati. Questi ultimi, uditi i comandi della parte avversa, cancellarono dai vestiti i segni di riconoscimento e si mescolarono ai loro alleati per aver salva la vita.
Ancora una leggenda racconta della vivandiera Usilia che, da sola, catturò 36 fiorentini salvandogli allo stesso tempo la vita. Il sacco al campo guelfo permise ai ghibellini di catturare quasi diciottomila animali tra cavalli, buoi e animali da soma.
Le bandiere e gli stendardi dei fiorentini furono presi e lo stesso gonfalone di Firenze fu attaccato alla coda di un asino e trascinato nella polvere.
« Lo strazio e 'l grande scempio
che fece l'Arbia colorata in rosso,tal orazion fa far nel nostro tempio. »
(Inferno X, 85)
mercoledì 12 agosto 2009
Tra sacro e profano
Sale sulle labbra una preghiera soffocata tra i denti, mentre lo stomaco scalpita e la mente vola. Una preghiera che non ha parole e non ha Dio o forse ce l'ha celato dietro una lingua antica che non conosco.
Come scrivere dell'emozione prima del Palio? Del fremito che è come un brivido che anticipa la febbre, come un colpo perso al cuore che annuncia l'amore. Delle mille speranze appese ai fili di una notte che non ha colore e brilla soltanto. Speranze che volano così in alto, giocando con la luna chiara e che si perdono fino a confondersi con la luna stessa.
Dal petto mi sale una litania a Dio o al Dio delle speranze. In uno nodo alla gola che si mischia e si confonde tra sacro e profano, tra amore ed odio, tra gioia e disperazione. Confusione. Com'è pesante la testa! Che abbia preso tutto ciò che avevo nello stomaco e nel cuore, che ora sono vuoti nell'attesa che si consuma?
Fremente una campana suona cupa, ma è solo nella mia testa così come l'odore di tufo ed i canti. Sono solo in questa stanza. A chi donare le mie preghiere? Quali rituali od opportuni scongiuri è giusto ch'io faccia? A chi affidare le mie speranze di cui sono colmi i miei sogni tutte le notti?
Chiudo gli occhi e mi perdo in un sole che brilla in un cielo rosso cremisi e piango. Per questa dolcezza fremente, per questo attesa snervante colma d'amore.
Questo è il Palio e presto sarà tutto cominciato....
lunedì 10 agosto 2009
Un Torraiolo a Londra
manca ormai poco e la gioia del rivederci mista alle prime tensioni si fa sempre più palpabile.
Molti sono gli impegni ed i modi per cercare di svagare la testa, ma il pensiero è uno soltanto....
ed ecco quello che ho raccolto nel mio piccolo viaggio a Londra.
martedì 4 agosto 2009
Intervista al Capitano
lunedì 3 agosto 2009
TUTTE LE FACCE DEL GIRO
...Quasi tutte !!! :)
Video montato da Leonardo Castelli con le bellissime foto di Leandro Guazzini.
venerdì 31 luglio 2009
Sonetto in occasione della Festa Titolare 25-26 luglio 2009
martedì 28 luglio 2009
domenica 26 luglio 2009
26/7/2009 - Giro in città
Come ogni anno la Torre, nell'ultima domenica di Luglio, festeggia la propria festa titolare. Quest'anno, però, è una festa più bella. Perché il "nostro" Jacopo fa parte della comparsa. Queste due foto rappresentano in toto la gioia di Jacopo. Il suo sorriso, quando siamo partiti da Salicotto, e una posa plastica accanto alla Torre. Per lui oggi c'è solo la Torre e noi siamo tutti con lui.
venerdì 24 luglio 2009
PER BACCO
Un fegato nuovo !!!
giovedì 23 luglio 2009
La città del Si
lunedì 20 luglio 2009
MACCHINE! Spirito della meccanica tra i fondi d’oro
Per partecipare è necessario segnarsi nel cartello affisso sulla bacheca di Società.
Il ritrovo è previsto alle ore 17.50 davanti alla Pinacoteca Nazionale di Siena in via San Pietro 29.
Illustrerà la visita il dottor Gabriele Borghini, Soprintendente per i beni storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Siena e Grosseto e curatore della mostra.
Il prezzo del biglietto è di 2 euro. La visita è gratuita per le persone di età inferiore ai 18 anni o superiore ai 65 anni. La mostra “ MACCHINE! Spirito della meccanica tra i fondi d’oro”, in occasione dei cento anni dalla pubblicazione del manifesto del Futurismo, propone automobili e motociclette d’inizio Novecento (elementi tipici dell’idea di velocità tipica del movimento futurista) insieme alle splendide tavole dipinte a fondo oro della tradizione senese, e modelli anatomici, in gesso o cera, (che mostrano la meccanica interna della macchina umana) accanto alle tele cinquecentesche di Domenico Beccafumi. Particolarmente interessante è anche la sezione relativa al Palio, nella quale è esposta l’opera di Corrado Forlin “Splendore simultaneo del Palio di Siena” del 1937, uno dei pochi esempi di pittura futurista che abbia come soggetto la nostra Festa. A fare da sfondo al quadro, è un allestimento teatrale a cura di Andrea Milani, tratto da “Il Palio di Siena” di Duilio Cambellotti con riferimenti a disegni di bandiere di quel periodo conservate nei musei delle diciassette contrade e decorate con motivi geometrici e raggisti.
venerdì 17 luglio 2009
MANGIA & BEVI 2009
Stasera si inaugurerà la settimana enogastronomica "Mangia & Bevi", fin dal 1976 uno degli eventi più attesi dell'anno sia dai Torraioli, sia da tanti senesi, sia dai tanti ospiti di Siena, perchè è da sempre una delle feste di Contrada dove si mangia e si beve meglio.
mercoledì 15 luglio 2009
Un sonetto per la nostra festa titolare
Nel cuore dell’estate va gioiosa
tutta la Torre lieta a festeggiare
alzando al cielo le bandiere care
sempre compatta e sempre fiduciosa.
Nell’aria v’è il profumo di una rosa
che allieta i cuori e fa desiderare
San Giacomo e Sant’Anna qui a vegliare
questa Contrada grande ed orgogliosa.
Poi ogni strada baldi percorriamo,
c’è tutta Siena che davver ci ammira
per ogni rione a cui l’omaggio diamo.
Così ogni torraiolo che sospira
pieno d’ardore e sentimento vero
in Salicotto torna forte e fiero.
mercoledì 8 luglio 2009
Un nuovo collaboratore
lunedì 6 luglio 2009
Estrazione 5 luglio 2009
Ringrazio Simone che ha fatto questo video mentre ero "impegnato a saltare" !!!
domenica 5 luglio 2009
5/7/2009 ore 19.07 ... ci siamo anche noi!!!
domenica 28 giugno 2009
Stammi vicino, che cresco meglio
Nel 20 Luglio del 1934 nasceva Antonio Moscioni a Siena e moriva a Tivoli nel 26 Giugno del 2006.
Chi è Antonio Moscioni, direte ora voi. Era mio zio, nato in via di Salicotto, l'uomo che da piccino mi ha insegnato di Palio e di vita.
Si spegneva tre anni fa dopo aver sofferto e gioito, festeggiato solo un anno prima da casa la sua Contrada che da 44 anni non vedeva vincere. Festeggiato da casa, perchè non poteva già muoversi.
Ma il mio non vuole essere un racconto triste, amici miei. Vuole essere un incisione su una lastra di marmo, di quelle incisioni che neanche i secoli possono cancellare.
Quell'uomo burbero e divertente che mi teneva sulle ginocchia è lo stesso che mi comprava l'acqua al bar Salicotto. Lo stesso che mi ha cresciuto trasmettendomi questo amore. Perchè nessuno me l'ha comandato di avere il cuore fuori la gola, le farfalle nel petto. Di morire d'amore per quella bandiera. E' colpa tua Zio, è colpa solo tua! Sempre se amare troppo è una colpa ed insegnare ad amare è la sua derivazione.
Ero così piccolo quando misi al collo quel fazzoletto, così piccolo quando vidi un cittino con il fazzoletto che toccava la terra e mi misi a ridere. Tu rispondesti "crescerà anche lui".
Una frase stupida, vero? Ma che m'insegno la contrada meglio di molte altre, meglio dei mille altri racconti. Mio zio era uno di quelli che aveva fatto a cazzotti, di quelli che avevano un pezzo del Palio della pace. Quando morì per due anni sono stato lontano da Siena, dal Palio.
Non voglio più, fa troppo male! Gridai a me stesso. Solo l'anno scorso non ce la feci più, il rosso della bandiera mi chiamava, la terra in piazza cantava e a me sembrava fosso soltanto per me.
Si, avrei voluto fosse ancora una volta lì su una seggiola di legno a sorridermi e dirmi qualche parola. Così tante volte ti vorrei ancora con me. Ma sono grande sai? Adesso ho imparato tante ed ho fatto così tante cose di cui saresti fiero di me. Quelle cose che ti rendevano felice. Ed ogni volta che la Torre sarà in piazza, io non mancherò perchè così in qualche modo ci sarai anche tu.
Perdonatemi se ho usato questo spazio, in questi giorni sacri. Non so neanche io cosa ho scritto, se ho scritto tutto quello che sento dentro. Io che amo questa città e questa Contrada perchè qualcuno l'ha amata prima e più di me sicuramante e sopratutto mi ha mostrato il modo, lasciandomi la libertà di scegliere. Perchè se ora sono qui in questo blog, se ho conosciuto voi, se abbiamo sofferto, pianto e riso insieme lo debbo ad un solo uomo, il più grande che la mia vita abbia mai conosciuto.
Ciao Zio, che il tuo pezzo di paradiso sia Rosso... come sangue d'eroi!
Con affetto
Daniele
Ps: Per la Cronaca è quello sulla sinistra
giovedì 18 giugno 2009
Riflettendo ...
Vivo qui a Siena dal 2002 e, desideroso di entrare a vivere la vita di contrada, della nostra contrada, speravo di riuscire a conoscere tante persone, e, magari, con qualcuna di queste persone di legare più che con altre, per sentirmi parte di un piccolo gruppo in una grande contrada.
La mia fortuna è che il destino mi ha fatto conoscere tante persone nei primi anni qui a Siena, ma soprattutto molte di più, dopo quella magica serata di qualche anno fa.
Con molti di voi ci siamo conosciuti anni fa, con altri più recentemente, ma con tutti si sta bene insieme, si vive lontani centinaia di chilometri, ma quando ci si ritrova è come se stessimo sempre insieme.
In questi giorni, per motivi organizzativi, vi ho contattato per e-mail per avere da voi alcune informazioni per poter meglio gestire i nostri ritrovi in contrada nelle varie occasioni.
Con mia grande gioia mi sono accorto che quello che desideravo trovare anni fa, ovvero un gruppo che mi accogliesse, l'ho invece creato io. Ad oggi siamo circa una ventina.
Non sono nato sulle lastre, ma qui ho creato la mia famiglia, e so benissimo come ci si sente lontani dalla Torre e da Siena.
Vi ho offerto con il passare del tempo la mia amicizia e la mia disponibilità ad avere un punto di riferimento a Siena, nella Torre e voi vi siete fidati di me, mi avete dato la vostra amicizia.
Non fate finta di non capire, parlo proprio con voi ... e non faccio i nomi, per dilungarmi troppo.
Grazie di cuore.
Grazie perché insieme formiamo un piccolo gruppo, che fa parte di un grande popolo.
domenica 31 maggio 2009
Estrazione del 31 Maggio 2009
venerdì 29 maggio 2009
Robur a cena e torneo di Subbuteo
lunedì 25 maggio 2009
Salasso vince al buio !!!
mercoledì 20 maggio 2009
Riapertura del Teatro dei Rinnovati
martedì 19 maggio 2009
"Chi se l'è scelta" - di Fausto Tanzarella
Perché la Torre? Ammetto che il mio percorso verso Salicotto è stato atipico. In genere chi viene a Siena da fuori si innamora della prima contrada che vede vincere, o di quella dove va ad abitare, finendo per familiarizzare con la gente. Per me non è valsa nessuna di queste circostanze. Possiamo parlare di amore a prima vista. Sì certo, qualche amico torraiolo che mi ha instradato c’è pure stato, come c’è stato il mio quasi star di casa, da studente, nella trattoria, guarda caso, “La Torre” di Alberto, con i dopo-cena che spesso proseguivano bevendo qualcosa nella società dell’Elefante. Ma soprattutto si è trattato di una naturale, spontanea affinità elettiva, che nel tempo ha coinvolto mia moglie, i miei figli, entrambi battezzati in contrada. Amore per i colori, simpatia per la gente, quella sensazione intima e calda, di casa, di famiglia che sempre si respira in Salicotto. Sarà una sensazione tutta mia, ma nel centro di Siena ci sono vie dove, se ci passi d’inverno, sei semplicemente uno che passa per la via, come entri in Salicotto, non puoi sbagliarti: sei in contrada. E più il tempo passava, più la contrada non vinceva e più questo amore cresceva, in un senso di appartenenza e di solidarietà contro una sorte avara ed ingiusta.
Quante volte amici spocchiosi per le molte vittorie delle loro contrade, che pure non erano né Oca, né Onda, mi hanno stuzzicato: “I tuoi figlioli stanno crescendo senza aver mai visto vincere un Palio” oppure “Che famiglia di ripurgati per elezione…”. Ed erano senesi e contradaioli, pure incapaci di comprendere che la contrada non è un cavallo su cui puntare o un biglietto della lotteria, ma un modo d’essere, uno stato d’animo: è il tuo destino.
Credo che la grandezza del popolo di una contrada si misura e si comprende proprio nella straordinaria capacità di elaborare e superare l’amarezza, l’avvilimento che la mancanza del successo inevitabilmente produce. Lo ha insegnato il Bruco, lo ha insegnato la Torre. Ricordo una sera di agosto di tanti anni fa: pochi giorni dopo l’ennesima delusione in piazza, mi capitò di passare in contrada e vi trovai un bel gruppo di ragazzi raccolti intorno a un pianoforte a cantare il nostro inno; erano con me alcuni amici di altre contrade che rimasero a bocca aperta, forse si aspettavano di trovare gente in lutto. Io sorrisi, non potevano capire…
Ora abbiamo vinto! Non siamo né migliori, né peggiori di prima. Ma nessuno può più “coglionare” la Torre, i miei figli hanno avuto il loro Palio, la mia “breve” attesa di trentacinque anni è terminata e la gioia per questa vittoria è più profonda, completa e diversa di quella che qualsiasi altro “contradaiolo raccattato” potrà mai provare.
venerdì 15 maggio 2009
Lì dove tutto si chiama casa...
giovedì 14 maggio 2009
Le nuove fontane della stazione
martedì 12 maggio 2009
NERBO LEGATO
venerdì 8 maggio 2009
martedì 5 maggio 2009
I giorni del Corvo
mercoledì 15 aprile 2009
PASSEGGIANDO PER SIENA
Claudio Begani era un grande contradaiolo: "in lui l'amore incondizionato per la Torre era infatti amore altrettanto totale per Siena; aveva quindi iniziato a raccogliere le cartoline illustrate sulla città per tenerla sempre con sé, davanti ai suoi occhi. Claudio era un gran Signore, mai banale, dalla battuta pronta, intelligente e curioso, colto, un po' distaccato ma cortese e generoso con tutti, in modo speciale con i più giovani: un grande contradaiolo."
In un'intervista rilasciata qualche anno fa a "Salicotto Notizie" dichiarava: "La Contrada non è solo Palio, ma vive delle sue tradizioni, c'è un patrimonio storico da salvaguardare... poi, al di là della Contrada, c'è la nostra Siena che le comprende tutte e le tiene strette nel Campo come un mazzo di fiori".
La mostra sarà un'occasione unica per ripercorrere le vie di Siena "per scoprire i particolari architettonici meno conosciuti e i cambiamenti intervenuti nel tempo".
La mostra rimarrà aperta tutti i giorni dal 18 al 30 Aprile 2009 dalle 17:30 alle 20:00; il martedì dalle ore 18:00 alle ore 23:00. Ricordiamo inoltre che domenica 19 aprile sarà aperto anche il museo come tutte le terze domeniche del mese.
martedì 14 aprile 2009
Artemio Franchi : Uomo e Capitano. La Torre ricorda
mercoledì 8 aprile 2009
Allegoria del Buon Governo
venerdì 3 aprile 2009
23° MOSTRA DEI FIORI
giovedì 2 aprile 2009
L'abbraccio di Siena
martedì 31 marzo 2009
Oratorio e Museo della Contrada della Chiocciola
Miseria e Povertà son due sorelle
E sorte fuori il grillo dal grillaio per agguantar il ragno dal ragnaio. Fra grillo, fra ragno, fra mosca e mora …m’innamorai di quella traditora.
E sorte fuori il topo dal topaio per agguantar il grillo dal grillaio. Fra topo, fra grillo, fra ragno, fra mosca e mora …m’innamorai di quella traditora.
E sorte fuori il gatto dal gattaio per agguantar il topo dal topaio.Fra gatto, fra topo, fra grillo, fra ragno, fra mosca e mora …m’innamorai di quella traditora. E sorte fuori il cane dal canaio per agguantar il gatto dal gattaio. Fra cane, fra gatto, fra topo, fra grillo, fra ragno, fra mosca e mora …m’innamorai di quella traditora. E sorte fuori il lupo dal lupaio per agguantar il cane dal canaio. Fra lupo, fra cane, fra gatto, fra topo, fra grillo, fra ragno, fra mosca e mora …m’innamorai di quella traditora.
E sorte fuori il leone dal leonaio per agguantar il lupo dal lupaio. Fra leone, fra lupo, fra cane, fra gatto, fra topo, fra grillo, fra ragno, fra mosca e mora …m’innamorai di quella traditora. E sorte fuori il leofante dal leofantaio per agguantar il leone dal leonaio. Fra leofante, fra leone, fra lupo, fra cane, fra gatto, fra topo, fra grillo, fra ragno, fra mosca e mora ……m’innamorai di quella traditora.