mercoledì 12 agosto 2009

Tra sacro e profano



Manco poco, manca così poco che mi manca di già l'aria. La notte divora il giorno, mentre il sole attende per scandirne un altro. Uno soltanto che mi separa da Siena. Uno soltanto prima che tutto abbia inizio. Un cielo dai colori indefiniti è carico di stelle e di segni, che vedo io soltanto perché io stesso li produco. Forse no, sono segni indelebili scritti con un gesso divino a cui io non so dare significato. Non capisco, io che non sono né un augure né un sacerdote.
Sale sulle labbra una preghiera soffocata tra i denti, mentre lo stomaco scalpita e la mente vola. Una preghiera che non ha parole e non ha Dio o forse ce l'ha celato dietro una lingua antica che non conosco.
Come scrivere dell'emozione prima del Palio? Del fremito che è come un brivido che anticipa la febbre, come un colpo perso al cuore che annuncia l'amore. Delle mille speranze appese ai fili di una notte che non ha colore e brilla soltanto. Speranze che volano così in alto, giocando con la luna chiara e che si perdono fino a confondersi con la luna stessa.
Dal petto mi sale una litania a Dio o al Dio delle speranze. In uno nodo alla gola che si mischia e si confonde tra sacro e profano, tra amore ed odio, tra gioia e disperazione. Confusione. Com'è pesante la testa! Che abbia preso tutto ciò che avevo nello stomaco e nel cuore, che ora sono vuoti nell'attesa che si consuma?
Fremente una campana suona cupa, ma è solo nella mia testa così come l'odore di tufo ed i canti. Sono solo in questa stanza. A chi donare le mie preghiere? Quali rituali od opportuni scongiuri è giusto ch'io faccia? A chi affidare le mie speranze di cui sono colmi i miei sogni tutte le notti?
Chiudo gli occhi e mi perdo in un sole che brilla in un cielo rosso cremisi e piango. Per questa dolcezza fremente, per questo attesa snervante colma d'amore.

Questo è il Palio e presto sarà tutto cominciato....

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