Il fatto di non essere nato a Siena non mi ha impedito, dopo pochi anni di vita vissuta al fianco di mia moglie, di amare la Contrada con tutto il mio cuore.
Il mio esordio paliesco è datato 2/7/2000, con Zenubbia arriviamo secondi dietro l'Istrice.
Da allora ne è passato di tempo e nel mio cuore è nato un sogno che infine s'è avverato: essere in Piazza, alla mossa, il giorno che la Torre avrebbe vinto il Palio.
Nell'estate del 2005 questo mio sogno s'è avverato.Il 13 Agosto 2005 nella nostra stalla è arrivato il cavallo che ci avrebbe fatto finalmente gioire: Berio.
Quelli furono giorni di autentica allegria in contrada, ma sempre con il timore che qualcosa alla fine andasse storto.
In Piazza, il 16 Agosto, arrivai verso le 15.30 e riuscii a prendere possesso del posto che avevo "occupato" il giorno prima con un fazzoletto.
Purtroppo una lunga discussione con alcuni turisti mi fece patire ancora di più quei momenti di attesa.
Non capivano o non volevano capire cosa significasse un fazzoletto legato al colonnino o sullo steccato. Non capivano, o non volevano capire che il Palio di Siena è una festa per i senesi e per i contradaioli e non per i turisti. Non capivano, o non volevano capire cosa significasse per un popolo attendere 44 anni e cosa avrebbero potuto vedere di lì a poco.
L'attesa era sempre più dura da sopportare, le domande della gente che avevo intorno ed io che , invece, volevo isolarmi in me stesso e attendere pazientemente.
Finalmente ci siamo, bum, scoppia il mortaretto ed escono i cavalli dall'Entrone.
Le contrade vengono chiamate al canape, a noi è riservato il sesto posto.Dopo pochi minuti d'attesa il Leocorno entra tra i canapi e inizia la corsa.Purtroppo ero coperto da alcune persone e non riuscii a vedere la partenza ed il primo giro e mezzo.
Per fortuna un citto dell'Istrice mi informava di quanto stava accadendo.
Partono i 10 cavalli e sento questo citto dell'Istrice imprecare a più non posso: è prima la Lupa.
Si arriva a San Martino e scoppia il boato.Cosa è successo, gli chiesi. Siete passati in testa, la Lupa è andata dritta a San Martino, mi rispose.
Vidi il primo passaggio davanti al palco delle comparse, la curva del Casato e poi ancora la gente che davanti mi impedisce di vedere.
Secondo San Martino, rivedo la Torre prima davanti al palco delle comparse ed eccoci ancora al Casato.
E lì non ci vidi più, con forza mi feci spazio allo steccato, spostai chi mi impediva di vedere e mi sedetti sullo steccato.
Berio e Trecciolino sfilarono alle mi spalle, mentre io rivolto verso l'interno della piazza guardavo un sogno divenire realtà.Ecco l'ultimo San Martino, la Chiocciola è sempre dietro di noi.La spianata davanti al Comune sembra non finire mai e si arriva all'ultima curva del Casato.
Se passiamo indenni è fatta, si vince.
Berio, così come per tutta la corsa disegna traiettorie perfette, affronta la curva in tutta sicurezza. Mancano pochi metri.
Bum! Bum! Bum! E' Torre!!!
Ed io ero lì, appoggiato a quel citto dell'Istrice, in piedi sullo steccato, ad esultare.
Ricordo ancora oggi cosa mi disse: Divertitevi, ve lo meritate.
Il resto fu un susseguirsi di emozioni, di abbracci, di urla di gioia.
Forse preso da una strana forma di pazzia iniziai a scattare foto a raffica, la prima fu quella dove il cencio scende verso il popolo esultante.
Da Piazza al Duomo fu una processione che non finiva mai, eravamo tanti.
Ritrovai mia moglie in Banchi di Sotto, non si reggeva per l'emozione. Riuscii a calmarla.
Lei ritornò in Salicotto, dove il nostro bimbo di un anno s'è spaventato per tanto caos, mentre io proseguii verso il Duomo.
Si arriva alla Croce del Travaglio e mi accorsi di una cosa: il nostro cencio, il nostro cittino, è senza fazzoletto.
Allora tirai fuori dal marsupio quello usato per occupare il posto allo steccato e chiesi a chi sta portando il Palio di abbassarlo verso di me per legarglielo.
Ecco fatto, ora tutto è a posto, pensai.
Il resto sono ricordi, emozioni, lacrime di gioia che conservo nel mio cuore.
Sono passati due anni e ringrazio il cielo di avermi fatto arrivare a Siena ed avermi fatto amare la Torre.
Non smetterò mai di amare la mia contrada, di soffrire e gioire per lei.
Sono torraiolo d'adozione e ne vado fiero.
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